Mattia Finotto - la comunicazione

_MF80145 copy.jpg

Comunica e si occupa della commercializzazione di Bradley.

“Fotografo. Riprendo. Comunico. E pedalo.

Mi occupo del marketing e della comunicazione di Bradley.

Sono cresciuto tra le biciclette, in una famiglia in cui si respirava il ciclismo. I miei nonni vivevano in campagna, il nonno aveva la piccola bottega di biciclette del paese; lo zio un forte ciclista negli anni ’70. In paese Finotto significava bici. Aspettavo il weekend per andarli a trovare e andare nel mio parco giochi preferito: l’officina. Lì era parcheggiata la bici da gara dello zio, una Masi. Azzurra, scritte bianche, coi tubolari neri e i cerchi lucenti. L’oggetto sacro, chi la toccava rischiava punizioni severe. Restavo a guardarla incantato, senza sfiorarla nemmeno per sbaglio. Poi chiavi inglesi, tiraraggi, catene e pennelli zuppi di nafta, quelli si potevo usarli. Il papà, meno appassionato di ciclismo, capisce e a 8 anni è pronta la mia prima bicicletta da corsa in acciaio, costruita rigorosamente dal nonno, esperto saldatore e telaista. Rossa, il manubrio curvo, cinque rapporti Campagnolo e i pedali con le cinghie. È un amore totale, anche quando, poco tempo dopo, asfalto batte incisivi 2-0. Ma si sa, così si incarna il mestiere, e via risalire per altri 11 anni di chilometri e sudore.

Come fotografo ho fatto di tutto, come tanti. Weekend di secondo lavoro con i matrimoni, 6 rulli da 36 scatti in un sacchettino e “fatteli bastare”, mi dicevano; poi assaggio lo sport, rugby a bordo campo, serie A e coppa Italia. Arriva il passaggio alla professione, quella vera, i clienti un po’ più importanti; prima lo still life, Milano, e poi la moda, compresi 12 anni come primo assistente di un fotografo internazionale con base a New York. Nel mentre apro il mio studio a Venezia, poi a Milano, con importanti esperienze internazionali e viaggi frequenti. 

Adesso voglio dedicarmi ad un progetto nuovo, raccontare il mondo della bicicletta, il mio altro mondo, in modo diverso. In prima persona.

Rapito dal fenomeno gravel (ma sempre devoto alla bici da strada), sono affascinato dalla cultura che si sta affermando nell’ambiente.

Un progetto che mi permette di unire le mie due grandi passioni. Cosa si può desiderare di più? Ho sempre voglia di raccontare qualcosa che abbia un senso.

profile_web.jpg