Rapiti dal fascino del gravel

“Espressione della libertà, il viaggiare semplicemente contando sulle proprie forze, senza vincoli, senza guardare l’orologio, a volte senza una meta precisa.”

Le parole non sono nostre ma di Marca Bianca, gli organizzatori dell’ultimo mondiale Gravel che ha visto la sua partenza dalle Bandie e l’arrivo a Pieve di Soligo, dopo passaggi spettacolari attraverso le stupende zone collinari del Prosecco, patrimonio dell’umanità.

Un percorso meraviglioso, con un parterre de rois di partecipanti provenienti del mondo professionistico del ciclismo su strada e offroad. Di sicuro un grande spettacolo, un’ottima occasione per farsi rapire dal meraviglioso mondo della bicicletta, per respirarne l’ambiente, per legare un ricordo piacevole al passaggio degli atleti. E per coinvolgere e incuriosire gli spettatori, attirati dal chiosco della birra o del prosecco, dalla confusione festosa dell’evento e dai personaggi presenti, come fosse un terzo tempo di una partita di rugby.

Una gara, però, che ha portato con sé il solito strascico di dubbi, legati al fatto che il mondo Gravel, per chi il Gravel lo fa senza competizione, non ha regole.

Gravel è tutto quello che non può essere schematizzato. 

Gravel è asfalto e sterrato.

Gravel è spostamento ma anche viaggio, lento, veloce, breve, lungo, senza borse, con borse. 

Gravel è “flow”, fluire, cioè andare senza tempi prestabiliti, senza meta, senza vincoli, deviare, fermarsi, ripartire.

Gravel è sulla bici, o a piedi ogni tanto, perchè c’è anche chi dice che se non c’è “portage” non c’è Gravel.

Gravel è abbigliamento tecnico e camicia.

Gravel è gamba liscia e gamba pelosa.

Gravel è birra e Coca Cola.

Ognuno ha la sua opinione, e tutti ce l’hanno giusta, tutti dicono una cosa che ha un senso per il Gravel. Fondamentalmente perchè non esiste una regola.

Per questo è complicato, secondo noi, dare al mondo Gravel una connotazione agonistica.

Ne siamo sempre stati convinti, e ci crediamo ancora più fermamente dopo aver partecipato da “spettatori attivi” all’Italian Bike Festival di Misano di quest’anno, in cui il meraviglioso movimento Gravel si è fatto decisamente notare. Presenze, stand, prodotti, eventi. 

Graveller di tutti i generi e di tutti i gusti. Chi con bici improbabili basta-che-cammini, chi con bici simili ad astronavi, chi di lungo corso, chi neofita, chi si vuole levare dal traffico, chi programma un viaggio, breve o lungo che sia, chi si diverte con gruppi di altri graveller che non hanno ansia da prestazione, chi fa 50km al mese, chi 500 al giorno. 

Donne, uomini. Tante donne, finalmente. Una ventata di ossigeno per un movimento che cresce ogni giorno di più, in un modo scanzonato e irriverente che ci da fiducia.

Tutto è potenzialmente Gravel, basta un po’ di sano ottimismo, folle vitalità e equilibrata sconsideratezza.

Noi abbiamo fatto di questa disordinata filosofia il nostro manifesto, non vogliamo essere catalogati in un mondo con schemi.

Ci piace l’idea che chiunque a modo suo sia un Graveller, una persona che fa cose straordinarie. Tutti noi possiamo fare cose straordinarie.

La straordinarietà non è un dato misurabile, per ognuno di noi ha un limite diverso. Soprattutto non è una gara.

Ci sono due avventure su cui vi terremo informati nei prossimi mesi, due avventure di persone con una sfida personale nella testa.

La prima, in corso, è quella del Viaggissimo di Giulia, che sta volgendo al termine. Nella prima metà di Novembre sarà di ritorno casa, e avremo modo di raccogliere le sue parole e i suoi pensieri per poter condividere l’esperienza di una cicloviaggiatrice che ha attraversato l’America sulle orme di un suo concittadino del passato

La seconda la sveleremo a tempo debito, l’unica cosa che vi anticipiamo è che sarà un evento in una location nordeuropea decisamente affascinante e vedrà protagonista un Graveller della Bradley Family.

Esempi da seguire, persone straordinarie.

Alla prossima!

Bradley Cycles

#wearegravel

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SOON